Ricordi di un tempo passato ma mai dimenticato
Mi chiamo Miriam Petruzzo, ad oggi ventenne, ma quando scrissi il mio elaborato per partecipare al ColorCampus avevo quindici anni. Era il 2016 quando ho vinto la possibilità di quella che non sapevo sarebbe stata una magnifica esperienza che ancora oggi mi emoziona.
Ricordo quando al ritorno da Loano, sul treno, pensavo già al nuovo testo da presentare per poter riavere l’occasione di quei dieci giorni magici. Giorni che non sarebbero stati gli stessi senza William Salice. Giorni, di cui a distanza di cinque anni e vista la sua scomparsa sono ancora più grata.
Rammento che per me non fu facile l’inizio del Campus. La paura di non essere all’altezza e l’ansia di dover affrontare tutte quelle nuove esperienze mi rendevano emotivamente instabile. I giorni di attività passavano, ma io non riuscivo ad essere me stessa e questo William lo aveva capito. Era un osservatore, William. Ricordo con nostalgia la sua presenza paterna e silenziosa mentre noi ragazzi portavamo avanti gli incarichi assegnatici.
A volte mi fermo a riflettere sul come una persona possa mancarti nonostante il poco tempo trascorso insieme. Perché William mi manca, e non solo perché riuscì ad aiutarmi ad affrontare molte mie insicurezze.
Ogni volta che si doveva parlare in pubblico o di fronte ai miei compagni, io scoppiavo a piangere e lui era sempre pronto a starmi al fianco per superare l’impasse. Una figura complessa la sua, perché a guardarlo lo avresti detto una persona ferrea ma in realtà era profondamente gentile. Nonostante l’età era sempre con noi tutti i giorni, sin dalle prime ore della mattina quando facevamo le passeggiate sulla spiaggia. Era con noi in occasione del giorno degli abbracci ai passanti nel cuore della città, trascorrendo anche molte ore a subire i miei piagnistei. L’emozione più forte, però, mi travolse l’ultimo giorno quando come da consuetudine ricorreva la firma delle magliette. Quando arrivò il mio turno, William non si limitò ad apporre la sua, si prese tutto lo spazio per disegnare delle onde del mare, proprio quel mare del Salento che io amo immensamente e che durante l’estate di permanenza nominavo perché sentivo la mancanza costante di casa.
Immaginate la percezione di una quindicenne: quel giorno mi sembrò di essere la ragazza più fortunata del Campus, anzi, del mondo intero. Quindi sì, la frequentazione fu breve ma lui mi manca tanto, per il suo affetto, le sue attenzioni, per la persona che era.
Il nostro Campus si è svolto nell’ultimo anno di William e in cuor mio so che per lui ognuno di noi è stato essenziale per contribuire alla crescita della Fondazione e che ci voleva bene in egual modo.
Quella maglietta è tuttora appesa nel mio armadio e nei momenti tristi mi capita di guardarla. Probabilmente nella mia testa quel semplice indumento contiene tutta la forza, la saggezza e la voglia di vivere di William Salice.
Conservo molte foto di quei giorni e in ognuna di esse risplende il suo sorriso. Traspare come lui adorasse essere circondato da noi ragazzi, coloro che “LAVORANDO, LAVORANDO, LAVORANDO, STUDIANDO, STUDIANDO, STUDIANDO” siamo diventati adulti anche grazie a lui.
-MIRIAM PETRUZZO
COLORCAMPUS 2016